Le donne dell’Ambito Territoriale A/3, così come di tutta la provincia di Avellino, dimostrano tassi di disoccupazione più alti rispetto alla componente maschile, risultando sottorappresentate in alcune categorie, oltreché con stipendi più bassi, a parità di posizione professionale.
Segregazione orizzontale e verticale, sottorappresentanza di genere, difficoltà nell’accesso ai servizi di cura, data la peculiarità dell’area, completano il quadro dell’area di riferimento.
La popolazione residente dei comuni dell’ambito A/3 è di 63.995 u (il 50,69% composto da popolazione femminile ed il restante 49,31% maschile), con un’incidenza della popolazione compresa tra 0 e 14 anni pari a circa l’11,80% (Italia: 13,7%) ed un’incidenza della popolazione ultra65 pari al 24% (Italia: 21%) e presenta un indice di dipendenza alto.
Stando ai dati dell’ultimo rapporto 2015 della CCIIA di Avellino sono circa 44.000 le aziende attive; a livello settoriale in provincia si registra una forte espansione di imprese nel campo dei servizi e della ristorazione, e aumentano le attività professionali, mentre le imprese agricole si attestano intorno alle 12.000 unità registrando una regressione rispetto agli anni precedenti
Si rileva altresì una problematica del mercato del lavoro di Avellino, particolarmente evidente in questi ultimi tempi, ovvero un tasso basso di femminilizzazione del tessuto occupazionale.
Se infatti in Italia, il numero di donne al lavoro è praticamente su livelli record, ad Avellino i livelli massimi sono ancora quelli del 2007 e negli ultimi sette anni le donne occupate sono 4.500 in meno. A livello dell’ambito territoriale A/3 la situazione riflette, a livello proporzionale, quella dell’intera provincia.
Il differenziale fra tasso di occupazione maschile e femminile passa dai 28,5 punti del 2013 ai 27 punti del 2014, ancora di molto superiore ai 23,7 punti della Campania, evidenziando, come abbiamo già sottolineato,  un particolare problema di gender gap che in questi anni non è si ridimensionato sul territorio irpino.
Una corsa che sembra non conoscere ostacoli, invece, è quella dell”imprenditoria femminile. La  provincia irpina rappresenta uno dei grandi capisaldi territoriali dell’impresa rosa del nostro paese. Con oltre il 30% delle imprese (13.258 in valore assoluto), la provincia si colloca al secondo posto della classifica delle province a maggiore incidenza di impresa femminile con un distacco di appena 3 decimi di punto. La presenza di imprenditoria femminile è attestata dalle 5.571 imprese agricole “rosa”, la metà esatta del totale delle imprese primarie registrate presso la CCIAA di Avellino. Tale diffusione lascia presumere frequenti fenomeni di intestazione dell’impresa alla moglie, per usufruire di incentivi o benefici. Però probabilmente vi è anche un fenomeno sociale, ad esempio legato alla gestione di terreni ed imprese lasciati alle vedove dai mariti deceduti, stante l’età media del comparto. Il fenomeno non è, infatti, così diffuso nell’industria alimentare, dove costituisce solo il 27,2% del totale, non lontano dal 21,3% nazionale. Va peraltro evidenziato come pressoché il 100% delle imprese agricole femminili registrate presso gli archivi camerali risulta anche attivo cioè effettivamente funzionante.
Laddove le donne lavorano, la carenza di servizi socio-educativi ed assistenziali, ed i pesanti tagli al welfare, impongono importanti difficoltà di conciliazione.  
A partire da tali riflessioni,
saranno destinatari dei voucher educativi
mamme e ai padri soli e/o famiglie monoparentali che affidano i loro figli alle strutture accreditate.
Si intendono attivare, per i bambini di età compresa tra 3 e 12 anni, attività di Ludoteca (con percorsi di circo sociale e sviluppo psico-motorio), Spazio bambini e bambine, Centro per i bambini e le famiglie, Centro estivo con vitto e Centro Polifunzionale per Minori. Per i bambini 0-36 mesi saranno erogati voucher per i nidi e gli spazi bambini e bambine, arricchendo le attività laboratoriali dei centri ed  in coerenza con la disponibilità di tali strutture nell’Ambito A/3.
Le donne, comprese tra un numero minimo di 26 ed un numero massimo di 80, saranno selezionate sulla base di criteri inclusivi: reddito, numero di figli, residenza nell’ambito territoriale di riferimento.
I criteri di selezione predisposti, come da art. 3 dell’Avviso, saranno i seguenti:
– Presenza di altri figli minori di 12 anni, anche in affido;
– Presenza di figli portatori di handicap o con difficoltà di apprendimento;
– Situazioni di particolare disagio, attestate;
– Famiglie monoparentali.
Oltre a questi criteri, saranno valutati:  
– presenza o assenza del padre;
– donne che già non usufruiscono di servizi e di benefits;
– presenza di figli con dipendenze.
A parità di condizione, si darà priorità alle donne ed alle famiglia in particolare situazione di svantaggio sociale e familiare.  
I servizi saranno migliorati attraverso l’introduzione di nuove attività per i bambini coinvolti (percorsi teatrali e di circo sociale) e di supporto alla genitorialità per le mamme ed i padri della rete, sviluppando attività laboratoriali come i gruppi di parola e di mutuo aiuto tra le famiglie.
Nelle strutture sarà possibile accedere a postazioni informatiche free.
Destinatarie e destinatari del progetto
Gruppo bersaglio:
Donne residenti nell’area afferente al Piano Sociale di Zona A/3, lavoratrici, inoccupate e disoccupate,
coniugate e non, maggiormente a rischio di esclusione sociale, di età compresa tra 18 e 65 anni.